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Russia: le multinazionali in fuga

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A partire da giugno 2014 la moneta russa ha perso quasi la metà del suo valore rispetto al dollaro americano e all’euro in seguito alle tensioni sempre crescenti createsi attorno al conflitto russo-ucraino.

Il settore che ha sofferto di più a causa di questa svalutazione è quello automobilistico. Infatti, una delle prime imprese internazionali ad abbandonare gradualmente questo mercato è stata la General Motors. Secondo i dati dell’Associazione del business europeo, durante il periodo compreso tra gennaio e luglio del 2015, le vendite della divisione GM Opel sono calate del 71% mentre quelle di Chevrolet, altro marchio della multinazionale, sono diminuite del 61% a causa del costante aumento dei prezzi. Le statistiche altrochè rassicuranti hanno portato, quindi, la General Motors alla decisione di sospendere le attività di vendita di Opel sul territorio russo. Più “fortunato” il brand Chevrolet che d’ora in poi continuerà a essere presente in questo mercato, ma solo con modelli di lusso e sportivi, come Corvette e Camaro. Honda, invece ha adottato una nuova strategia aziendale, annunciando che la consegna delle automobili in Russia portà essere effettuata solamente su ordinazione e con pagamento anticipato.

L’abbassamento drastico delle vendite ha portato, quindi, a notevoli tagli del personale. La rivista automobilistica “Za rulem” addirittura scrive di una riduzione del 35% dell’organico nello stabilimento moscovita di Renault e nella fabbrica Derways, azienda automobilistica russa situata a Cerkessk, città a circa 500km da Sochi. Solo durante il 2014 in questo settore hanno perso il lavoro più di 20.000 persone e, secondo quanto riporta la società di consulenza “ASM-holding”, negli ultimi 9 mesi lo stipendio medio dei lavoratori è diminuito del 4,9%.

A dover pagare le conseguenze della svalutazione del rublo sono poi gli operatori del mondo fashion. Anche se qui non si parla di licenziamenti di massa la mappa russa della moda è sicuramente da ridisegnare. A luglio del 2015 la società American Eagle Outfitters ha chiuso tutti i suoi negozi a Mosca. Anche il marchio Seppälä, controllato dalla multinazionale finlandese Stockmann Group, si è ritirato dal mercato. A breve, la stessa sorte toccherà a Lindex, un altro brand di vestiti e accessori appartenente a Stockmann. Pure il gigante della moda mass market, Zara, ha dovuto chiudere il suo flagship store situato in Tverskaya, la via più prestigiosa di Mosca, a causa dei costi di affitto troppo alti e instabili dovuti alla costante oscillazione del corso del rublo. Se l’elenco dei brand in fuga dalla Russia continuerà ad allungarsi la federazione rischia di perdere la posizione di leader europeo nel fashion retail che si è aggiudicata nel 2012.

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Galia Milovzorova
Galia Milovzorova

Giornalista di origine russa, esperta in questioni sociali e politiche dell'ex Unione Sovietica, ha conseguito la laurea in giornalismo presso l'Università di San Pietroburgo e ha studiato successivamente mediazione linguistica e culturale a Milano.

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