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Da 38 giorni in presidio: i lavoratori della K-FLEX non cedono alla delocalizzazione

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Non si ferma la lotta dei lavoratori della K-FLEX di Roncello (MB), multinazionale italiana leader nel settore della gomma isolate, che dal 24 gennaio sono in presidio permanente per salvare il proprio posto di lavoro e garantire il futuro dello stabilimento italiano. Tra gazebo, tende, panche e tavoli da campeggio, una cucina da campo e un fuoco per riscaldarsi, da 38 giorni gli operai brianzoli sfidano il freddo e le intemperie per fermare il piano aziendale che prevede il licenziamento di 187 dei 243 lavoratori dell’azienda. “Combattiamo grazie al coraggio di questi lavoratori, che senza paura, sono in presidio davanti alla fabbrica” ci ha raccontato Matteo Moretti della Filctem CGIL di Monza e Brianza. “Vogliamo costruire un precedente che non sia di resa a un piano aziendale che vede in questi licenziamenti il preludio alla chiusura dello stabilimento italiano per trasferire la produzione nelle altre sedi del gruppo e vogliamo farlo costruendo alleanze a tutti i livelli, perché questa è una lotta che riguarda tutti”.

Quella della K-FLEX è una battaglia importante, che travalica gli eventi e che mette in luce tutte le storture dell’attuale modello di sviluppo. In gioco, non ci sono solo le vite dei 243 lavoratori dello stabilimento, ma più in generale siamo in presenza di una vertenza locale che pone degli interrogativi sul futuro stesso della manifattura in Italia. La K-FLEX, infatti, rappresenta un’impresa in ottima salute che ha fatto la sua fortuna grazie allo stabilimento brianzolo.

Nata nel 1986, come una piccola impresa di 11 dipendenti a conduzione familiare, nel tempo è diventata una grande multinazionale, aprendo sedi in Polonia, Russia, Cina, Turchia, Stati Uniti, Dubai e altri paesi. Questo straordinario processo di espansione è avvenuto grazie al duro lavoro degli operai specializzati provenienti dallo stabilimento di Roncello, che per mesi sono stati trasferiti nelle diverse sedi a insegnare i processi produttivi ai loro colleghi stranieri.

Grazie a questo lavoro di mentoring, l’azienda è diventata un colosso mondiale, con un fatturato di circa 320 milioni e con circa 2000 dipendenti in tutto il mondo. Si tratta di un processo di internazionalizzazione che è stato in parte finanziato da fondi pubblici erogati sia dal Ministero allo Sviluppo Economico che dalla Cassa Depositi e Prestiti. “E’ una vergogna inaudita, stiamo parlando di oltre 35 milioni di euro di risorse pubbliche provenienti dallo Stato, che invece che andare nella direzione del consolidamento aziendale e dello sviluppo territoriale, sono state utilizzate per finanziare un progressivo piano di delocalizzazione che mette a rischio il futuro di quei lavoratori che hanno costruito la fortuna dell’azienda”, ci ha raccontato Moretti. “Mentre si parla del licenziamento di 187 lavoratori del sito di Roncello, infatti, l’azienda ha previsto un aumento di fatturato che dovrebbe raggiungere i 500 milioni e un importante allargamento dello stabilimento polacco”. In pratica, in presenza di un quadro economico estremamente positivo, assistiamo a una politica aziendale che oggi coinvolge lo stabilimento italiano a vantaggio di altri paesi caratterizzati da un costo del lavoro più basso, ma che in futuro potrebbe toccare altri stabilimenti, in un’ottica di continua ristrutturazione e di competizione al ribasso.

Proprio per questa ragione, i lavoratori hanno fin da subito proposto un confronto con i loro colleghi degli altri stabilimenti. Sfruttando le loro competenze linguistiche e le reti di conoscenza costruite nei diversi anni di lavoro all’esterno, gli operai della K-FLEX hanno inviato a tutti i lavoratori del gruppo un comunicato, scritto in diverse lingue, per denunciare quanto sta accadendo in Italia e chiedere un’iniziativa di solidarietà internazionale. “Chiediamo alle organizzazioni sindacali dei paesi coinvolti, ai lavoratori e alle lavoratrici degli stabilimenti K-FLEX e alle istituzioni locali di pronunciarsi in maniera forte e di chiedere un intervento per reindirizzare le scelte aziendali”.

I lavoratori della K-FLEX hanno, inoltre, cercato di stringere alleanze a tutti i livelli, incassando la solidarietà dei sindaci della zona, della Provincia, del Consiglio Regionale, dei lavoratori e dei cittadini presenti sul territorio. Hanno anche inviato una lettera a papa Francesco e sono stati più volte ricevuti dal Ministero che ha convocato le parti, senza ottenere alcuna risposta da parte dei vertici aziendali.

1d982ef1-5c95-4749-92ff-8fa3ea28d26aInoltre, nei giorni scorsi, il presidio della K-FLEX ha ricevuto la visita di una delegazione sindacale della CUT Brasiliana, che giunta in Italia per un’iniziativa organizzata dalla CGIL Lombardia e dalla Camera del Lavoro di Milano, ha voluto dimostrare la sua vicinanza agli operai brianzoli. “E’ stato un momento molto importante” ci ha raccontato Moretti, “ci siamo scambiati le nostre bandiere e ci siamo confrontati sulla situazione: sicuramente una giornata molto positiva che ci ha dato morale e ci ha fatto sentire parte di un movimento sindacale internazionale”.

Il 3 Marzo è previsto un incontro decisivo presso il Ministero dello sviluppo economico, che dovrebbe chiarire alcuni dei punti oggetto del contenzioso. Tuttavia, nonostante il tavolo di trattativa sia ancora aperto, nella notte del 28 febbraio, grazie a un ingente spiegamento di forze dell’ordine, l’azienda ha cercato di far portare via dall’impianto buona parte dei macchinari. Solo la pronta risposta dei manifestanti, che in pochi minuti sono riusciti a mobilitare diverse centinaia di persone, è riuscita ad impedire che tale operazioni venisse portata a compimento. Se, quindi, la situazione appare ancora molto indeterminata, una sola cosa risulta certa: la forte determinazione delle lavoratrici e dei lavoratori della K-FLEX che stanno dimostrando di non avere nessuna intenzione di mollare e di voler mettere in campo ogni azione possibile per salvare il proprio posto di lavoro e difendere la loro professionalità.

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Umberto Bettarini
Umberto Bettarini

Ricercatore sociale, esperto di relazioni industriali e di sindacalismo europeo

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