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Storie dai CAE

Patrizia Baitieri, Segretaria generale della Flai Cgil di Como

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«… In un certo senso, i Cae potrebbero diventare ciò che sono oggi i delegati sindacali, ma sul ben più ampio scenario internazionale. Li considero un mezzo, la punta più avanzata nel processo di conoscenza delle strategie imprenditoriali. Sono senz’altro un anello imprescindibile per la maturazione di un futuro modello europeo di contrattazione.» 

Patrizia Baitieri è entrata in contatto con la realtà dei Cae nel 2006, quando ha cominciato a occuparsi del Gruppo Bolton Alimentari. Nel 2009 è diventata coordinatrice EFFAT – la Federazione europea dei sindacati dei settori alimentare, agricoltura e turismo- del comitato aziendale interno alla multinazionale.

Le domandiamo quali siano, secondo lei, le potenzialità di un Cae nel sistema delle relazioni industriali.

Le potenzialità sono molteplici e di grande rilievo. Il Cae è il luogo dove si conoscono in anticipo i dettagli e gli effetti delle decisioni che le aziende prenderanno. Ciò potrebbe rappresentare un vantaggio enorme per un’azione sindacale strutturata su più livelli. Purtroppo, non sempre è così. Come funzionari, siamo portati a sottovalutare il ruolo dei Cae per mancanza di formazione. O forse per l’abitudine a concentrarci sull’aspetto della contrattazione. Una funzione che, come sappiamo, i comitati aziendali non detengono. Dobbiamo rivoluzionare il nostro modo di pensare. A tal proposito, ritengo sia un importante passo avanti l’aver inserito, all’interno del contratto nazionale dell’industria alimentare appena rinnovato, l’impegno a diffondere le informazioni fornite ai delegati de Cae all’interno delle nostre strutture.

Credi che i tempi siano maturi per assegnare ai Cae un potere negoziale?

Su alcune questioni di carattere generale, sì. Penso a temi quali la sicurezza nei luoghi di lavoro, all’incremento delle politiche di welfare… Non credo, però, che debbano essere lasciati soli a gestire questa funzione. In un certo senso, i Cae potrebbero diventare ciò che sono oggi i delegati sindacali, ma sul ben più ampio scenario internazionale. Li considero un mezzo, la punta più avanzata nel processo di conoscenza delle strategie imprenditoriali. Sono senz’altro un anello imprescindibile per la maturazione di un futuro modello europeo di contrattazione.

Il Cae può influenzare positivamente la contrattazione di secondo livello?

Metti il caso di una multinazionale che chiude un suo stabilimento per spostare la produzione dove è più conveniente. Certo, che il Cae può essere utile al sindacato territoriale. Ha le informazioni, può esercitare delle pressioni. Credo, anzi, che la consultazione preventiva del Cae dovrebbe diventare obbligatoria, se l’impatto di una decisione ricade su uno o più Paesi in cui l’azienda ha le sue sedi.

Suggerimenti per il futuro?

Per quanto riguarda la Bolton, vorrei che ci fossero più occasioni di confronto tra i rappresentanti dei lavoratori all’interno del Cae , al di là delle occasioni ufficiali. Ad esempio, sfruttando le nuove tecnologie già in uso nelle aziende, come le teleconferenze. Per il momento, la Bolton non ha risposto positivamente a questa sollecitazione. In un modo o nell’altro dobbiamo migliorare l’aspetto dell’informazione, rendendola più efficace. Gli elementi che ci vengono forniti non sono necessariamente i più utili. Passando a questioni più generali, ritengo che sia arrivato il momento di affrontare le politiche salariali. In uno scenario in cui esistono grosse differenze di stipendio tra un Paese europeo e l’altro, come si fa a costruire una linea d’azione comune, rimanendo uniti e solidali? Un motivo in più per sforzarci nella costruzione di un network che veda nei Cae l’avamposto di un’azione sindacale moderna.

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