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Storie dai CAE

Marco Beretta – Segretario generale della Filcams Cgil di Milano

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Quando Marco Beretta era delegato sindacale, agli inizi del 2000, la Carrefour aveva già un Cae molto attivo. L’attuale funzionario della Filcams ricorda le riunioni con l’allora membro del comitato, i discorsi che mettevano in relazione tutto: l’Europa, l’Italia, il perché di certe scelte aziendali, le ricadute sulla vita dei dipendenti. Sono trascorsi quindici anni, molto è cambiato. Superate le titubanze iniziali, i Cae stanno attraversando una stagione di grande progettualità.

 Quali sono le loro potenzialità?

Potrebbero essere molte. Uso il condizionale, in quanto non esiste ancora un disegno mirato al raggiungimento di determinati obiettivi. Prendiamo il tema della contrattazione transnazionale. Ad oggi, i comitati non hanno questa titolarità. Occorrerebbe mettere mano alla direttiva, definendo bene gli ambiti entro i quali esercitare tale incarico. Non penso si possa negoziare su qualsiasi argomento. I Paesi che compongono l’Unione europea sono troppo diversi gli uni dagli altri. Manca un’uniformità economica e legislativa di fondo. A partire da questi elementi concreti, credo che il Cae del futuro potrebbe svolgere funzioni simili a quelle delle rsu, essere eletto, e detenere un potere di contrattazione su alcuni temi specifici.

Come definiresti il rapporto tra Cae e sindacato?

A volte, critico. Penso ai delegati di nomina aziendale, che difficilmente si calano nel ruolo di rappresentanti dei lavoratori. Per quanto riguarda la Cgil, le linee politiche che emana sono chiare. I membri del Cae scelti nell’ambito del nostro sindacato conoscono in profondità il senso della loro missione. Negli ultimi anni, i momenti formativi dedicati al tema dei comitati sono aumentati. Nonostante ciò, esiste sempre una sorta di retro pensiero, che porta a giudicare i Cae e l’Europa non così importanti, rispetto alle urgenze quotidiane.

Una questione di punti di vista?

Una cattiva lettura della realtà. I Cae sono fondamentali, ai fini di una strategia sindacale moderna. Come Filcams, abbiamo organizzato molti corsi, per capire come farli funzionare meglio. Attualmente ne teniamo uno rivolto esclusivamente ai membri dei comitati, e un altro aperto ai delegati sindacali di quelle aziende dove i Cae devono ancora costituirsi. Quest’ultimo, in particolare, richiede molta fatica.

Come mai?

È difficile avviare un processo di negoziazione che veda l’accordo di tutte le parti coinvolte. Può capitare che i sindacati di altri Paesi siano poco sensibili alla necessità di creare un nuovo Cae, o che l’UNI Global Union (federazione internazionale di cui fanno parte numerose sigle) non offra un efficace sostegno. Siamo di fronte a un limite di natura culturale.

Come superarlo?

Avviando una discussione, e affrontando tutte le difficoltà del caso. Il Cae potrebbe diventare un anello di una rete più estesa, in cui anche il sindacato europeo dovrebbe giocare un ruolo maggiormente propositivo. Mentre le multinazionali dimostrano di avere il pieno controllo dei loro destini, noi ci muoviamo ancora a macchia di leopardo. È arrivato il momento di sviluppare diversamente le nostre attività, comprese quelle del Cae cui, sottolineo, va dato potere di contrattazione.

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