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Storie dai CAE

Elena Fanelli – Cae Ricoh, Filcams Cgil di Vimodrone

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«… Quando intervengo, c’è chi mi dice “Brava! Ottima osservazione.” Sembra niente, ma questo incitarsi a vicenda, questa carica umana, serve a tenere alto il morale, oltre che l’attenzione sui processi che viviamo.»

Elena Fanelli risponde al telefono mentre torna a casa dal lavoro. Il racconto della sua esperienza all’interno del Cae si fa strada nel caos urbano. È come se anche la sua storia contenesse lo stesso ritmo, uguale energia.

«Dove c’è un problema, vedo un’opportunità. Affrontare senza timore situazioni difficili può portare a grandi risultati.» dichiara. Quando è stata nominata membro del comitato aziendale della Ricoh, alcuni mesi fa, era già addentro alla materia, avendo spesso affiancato il vecchio delegato.

Della scena europea che oggi frequenta le piace il clima informale. «L’approccio della casa madre nei nostri confronti è molto meno gerarchico che in Italia. Alle riunioni ci invitano a esporre le nostre domande, in modo franco e senza remore.»

L’azienda vanta un atteggiamento aperto e liberale, specie in materia di informazione e consultazione. Ultimamente ha chiesto di rivedere i metodi che governano questi due importanti processi, ma fino a quando non si giungerà a un nuovo accordo, varranno le regole di sempre.

I membri del Cae hanno creato una loro piattaforma – una sorta di social network interno – per comunicare tra di loro. Fanelli ritiene che sia un ottimo strumento, utile, soprattutto, a creare unità tra delegati di diversa provenienza geografica.

«Io lo uso per avviare nuove discussioni. Ho tanti interrogativi, vorrei indagare meglio alcuni meccanismi. Quando intervengo, c’è chi mi dice “Brava! Ottima osservazione.” Sembra niente, ma questo incitarsi a vicenda, questa carica umana, serve a tenere alto il morale, oltre che l’attenzione sui processi che viviamo.»

La Ricoh va continuamente incalzata. I risultati ottenuti riguardano aspetti pratici: ricambio delle attrezzature obsolete, qualche tentativo di incidere sull’organizzazione degli orari. Manca tutta la partita politica. Per questa occorre del tempo, sostiene Fanelli. Il Cae va dotato di potere negoziale, sindacalizzato e sorretto da un’adeguata formazione.

«Con ogni evidenza, siamo parte di una realtà internazionale, ma affermalo non è per niente scontato.» interviene la delegata. I dipendenti della multinazionale cercano per lo più di sopravvivere alle giornate di lavoro. Per loro, l’Europa è lontana. Nemmeno i management dei vari Paesi si sottraggono a questa arretratezza. «C’è un vuoto da colmare, e a volte non so nemmeno come. Ho bisogno di strumenti e di ulteriori conoscenze. Credo che occorra approfondire maggiormente la situazione legislativa dei vari Paesi che fanno parte del Cae. Costruire solide fondamenta è l’unico modo per arrivare lontano.»

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